Il male. Potrà mai essere banale?

    Il male. Potrà mai essere banale?

    Esiste esemplificazione migliore del nazismo per definire il male? È certo, questa parola macchierà le enciclopedie mondiali finché il genere umano avrà modo di camminare sulla terra. Macchia indelebile sulle pagine della storia e lacrima eterna che contrae i cuori di tutti coloro che provano solo a immaginare l’orrore della Shoah.

    In questa giornata dedicata alla memoria dei crimini contro l’umanità, l’invito è quello di ponderare sul male, seme che ci appartiene e su cui dobbiamo responsabilmente riflettere. Il male esiste: ma è possibile fare del male senza essere malvagi? È una questione che appartiene alla genealogia dei grandi quesiti morali.
    Nel 1961 questo problema scottante emerge come un’urgenza nella filosofia di Hannah Arendt. È l’anno del processo a Eichmann, funzionario nazista, fedele collaboratore della carneficina tedesca. Partecipare in diretta a quell’evento di condanna consente alla filosofa di raccogliere le più impercettibili tonalità di questo concetto portato alle stampe ne “La banalità del male”.
    Il processo risulta quasi surreale. Non un attore, non un mostro: Eichmann appare un uomo comune che parla delle proprie azioni spietate senza formule concitate. Il profilo di questo criminale diviene subito chiaro. Era un funzionario, un cieco burocrate, devoto esecutore di ordini. Arendt lo descrive come un criminale ma con una personalità senza aloni di perversione o sadismo, che agiva senza pensare. Eichmann non viene giudicato un mostro senza morale, bensì un sottoposto al prosaico carrierismo che lo interdice per sottrarlo alla facoltà del pensiero.
    Queste parole hanno acceso dibattiti e controversie, hanno introdotto un più ampio modo di pensare al male. La banalità del male si distingue da quello radicale restando a ogni modo un male. Assecondare; agire per volontà altrui; seguire pedissequamente un compito senza considerarne gli effetti: tutto questo è un male che porta a considerevoli disastri umani.

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    2 Comments

    • Grazie Lara per le tue riflessioni.
      È vero, spesso questi personaggi argomentano spiegando che erano meri esecutori di ordini altrui, e che non si rendevano conto realmente delle loro azioni.
      Per questo non dobbiamo mai stancarci come genitori di spingere i nostri figli a riflettere prima di agire , e di prendere le distanze da un eventuale “branco”. Perché un “‘mandante” ha le sue colpe , ma anche l’”esecutore materiale”.
      Un abbraccio

    • Grazie Lara per le tue riflessioni.
      È vero, spesso questi personaggi argomentano spiegando che erano meri esecutori di ordini altrui, e che non si rendevano conto realmente delle loro azioni.
      Per questo non dobbiamo mai stancarci come genitori di spingere i nostri figli a riflettere prima di agire , e di prendere le distanze da un eventuale “branco”. Perché un “‘mandante” ha le sue colpe , ma anche l’”esecutore materiale”.
      Un abbraccio

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