Guardami, mamma, guardami!
- Filosofia
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Tanto importante quanto necessario lo sguardo che il genitore rivolge al proprio figlio. Perché? Ci siamo chiesti perché, per un bambino, agire nel proprio spazio solipsistico non abbia la stessa valenza di un’attività ludica consumata di fronte agli occhi di un adulto? Che sia un genitore o un insegnante, ciò che conta è avere incollati addosso gli occhi di qualcuno che possa dar loro conferme. I bambini risiedono in un’irrefrenabile e constante ricerca di attenzioni perché le prove del proprio agire siano al contempo giustificate, promosse e premiate.
Fare un tuffo; impegnarsi in un problema di matematica; costruire con i mattoncini; dedicarsi alla pittura o a un disegno libero. Nella mente dei bambini tutto questo acquista un senso, un vero significato valoriale, solo se la propria performance diviene oggetto dello sguardo dell’adulto. Quando la propria abilità e il proprio lavoro sono effettivamente dimostrabili, tangibili, diventando realtà condivisibile con qualcuno, in quel caso trionfa la vera natura umana dell’apprendimento, dell’accettazione, della condivisione e del senso di appartenenza.
I bambini nascono con un’apertura istintuale verso la conoscenza del mondo e delle proprie complesse dinamiche, ma hanno bisogno di conferme, di convalide, per imparare e per suffragare credenze e azioni. Si tratta di una struttura cognitiva che deve coesistere con la la nostra attiva partecipazione. Potranno così procedere a una maturità dell’agire che promuove autonomia e autostima. Il percorso prevede un canale imitativo, di assidua ricerca di sguardi che si porranno, nei loro confronti, come una torcia accesa per illuminare il percorso più adatto e più fattivo. Il nostro sguardo e il nostro tempo non avranno proprietà taumaturgiche ma di sicuro sapranno conferire un booster di sicurezza, di capacità di discernimento e di sollievo dai timori e dagli insuccessi.
Lara Ferri, laureata in Filosofia e specialista in Scienze Filosofiche, scrittrice e speaker di
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