Mine Vaganti. Ozpetek vince la sfida a teatro

    Mine Vaganti. Ozpetek vince la sfida a teatro

    Detto fatto. Per Ozpetek la scommessa del teatro è stata vinta a pieni voti. “Mine Vaganti” ha trionfato nella scelta di questa sfida, impegnata a tramutare una celebre commedia all’italiana da maxi schermo, in una pièce teatrale perfettamente riadattata. Per il regista turco, specializzato in opere di matrice cinematografica, la realtà incandescente del palcoscenico non è stata altro che un eccitante banco di prova. È stato come prendere il proprio figlio e vestirlo con nuovi abiti, truccarlo con un live mood e metterlo di fronte a uno specchio. E il pubblico, lo specchio giudicante, fin dalla prima serata, ha restituito al nuovo modello una calorosa approvazione.

    “Mine Vaganti” riprende vita attraverso una nuova linfa, restando il più possibile aderente all’originale. La fedeltà delle battute più celebri ci ricollega alla trama senza distrarre lo sguardo dagli esilaranti personaggi. I toni divertenti, accordati con il dialetto napoletano, invitano gli spettatori a scatenarsi, a lasciarsi coinvolgere dal ritmo. Un cast di attori disinvolti, briosi, che non prendono pause mentre corrono, entrano in scena, si perdono tra le sedie della platea. La scena non si ferma mai. Nessuna interruzione rallenta la dinamicità dei dialoghi ricchi di umorismo, di preconizzate freddure, ma anche di momenti altamente emozionali.

    La voce di Pannofino, in versione comica, non può che innescare risate contagiose. Per non parlare della vivacità delle movenze di Iaia Forte, capaci di trascinare lo spettatore in un altro luogo, quello della piazza, il giardino più fiorente del pettegolezzo soprattutto in tema di omosessualità. E poi, c’è poco da aggiungere quando si assiste all’eleganza di Simona Marchini, nell’eccellente interpretazione di una nonna saggia che ci insegna a conoscere attraverso il cuore, rispettando i tratti variegati dell’amore. I monologhi penetranti della nonna ci consegnano la sintesi del messaggio ultimo. Nella piazza del paese, metafora di ogni terra priva di tolleranza, le mine vaganti portano disordine ma restano fondamentali. Sono le sole capaci di spostare le cose per metterle dove nessuno vuole farcele stare. Il nostro compito? Preservarle.
    Per info e acquisto biglietti: Teatro Manzoni

    Mine Vaganti. Ozpetek vince la sfida a teatro

      Mine Vaganti. Ozpetek vince la sfida a teatro

      Detto fatto. Per Ozpetek la scommessa del teatro è stata vinta a pieni voti. “Mine Vaganti” ha trionfato nella scelta di questa sfida, impegnata a tramutare una celebre commedia all’italiana da maxi schermo, in una pièce teatrale perfettamente riadattata. Per il regista turco, specializzato in opere di matrice cinematografica, la realtà incandescente del palcoscenico non è stata altro che un eccitante banco di prova. È stato come prendere il proprio figlio e vestirlo con nuovi abiti, truccarlo con un live mood e metterlo di fronte a uno specchio. E il pubblico, lo specchio giudicante, fin dalla prima serata, ha restituito al nuovo modello una calorosa approvazione.

      “Mine Vaganti” riprende vita attraverso una nuova linfa, restando il più possibile aderente all’originale. La fedeltà delle battute più celebri ci ricollega alla trama senza distrarre lo sguardo dagli esilaranti personaggi. I toni divertenti, accordati con il dialetto napoletano, invitano gli spettatori a scatenarsi, a lasciarsi coinvolgere dal ritmo. Un cast di attori disinvolti, briosi, che non prendono pause mentre corrono, entrano in scena, si perdono tra le sedie della platea. La scena non si ferma mai. Nessuna interruzione rallenta la dinamicità dei dialoghi ricchi di umorismo, di preconizzate freddure, ma anche di momenti altamente emozionali.

      La voce di Pannofino, in versione comica, non può che innescare risate contagiose. Per non parlare della vivacità delle movenze di Iaia Forte, capaci di trascinare lo spettatore in un altro luogo, quello della piazza, il giardino più fiorente del pettegolezzo soprattutto in tema di omosessualità. E poi, c’è poco da aggiungere quando si assiste all’eleganza di Simona Marchini, nell’eccellente interpretazione di una nonna saggia che ci insegna a conoscere attraverso il cuore, rispettando i tratti variegati dell’amore. I monologhi penetranti della nonna ci consegnano la sintesi del messaggio ultimo. Nella piazza del paese, metafora di ogni terra priva di tolleranza, le mine vaganti portano disordine ma restano fondamentali. Sono le sole capaci di spostare le cose per metterle dove nessuno vuole farcele stare. Il nostro compito? Preservarle.
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      1 Comments

      • Spettacolo bellissimo,con una presentazione voto 100!!

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      • Spettacolo bellissimo,con una presentazione voto 100!!

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